Ecologia e business.

Ecologia e business.

Gli allarmi sulla situazione del nostro povero pianeta, tra inquinamento e riscaldamento globale si sprecano ormai fin troppo di frequente, e su di essi si sta formando una consapevolezza condivisa che da un po’ ha raggiunto un’ampiezza interessante anche per il marketing.

Come credo tutto sappiamo, il marketing non è cattivo “in sé” però non è comunque dotato di una coscienza.
Perciò ecco lì belli pronti, i prodotti che rispondono al bisogno di alleviare i nostri sensi di colpa in materia ecologica. Mica gratis.
A parte invece va fatto il discorso sulle aziende che necessitano esse stesse di una certificazione ecologica: dimostrare di aver intrapreso passi in direzione di un consumo ecologicamente responsabile può aiutarle nel raggiungere o mantenere la agognata qualifica.

Quello che frena i più nell’adeguarsi ad un consumo eco-sostenibile in ufficio è sapere, per esperienza, che il prodotto “ecologico” (lo metterò spesso tra virgolette, perché non sempre ciò che si presenta come tale lo è davvero) costa più dell’omologo che non si cura della salute della natura. L’azienda che necessita di una certificazione, ovviamente, non si pone un problema di costi: assolve ad un bisogno al prezzo che serve. Ma gli altri? Possono sempre farsi aiutare.

In primo luogo, decidere di “svoltare” verso un atteggiamento più green non è solo una questione di prodotti: quanti sono che in fondo alla mail ti chiedono se è davvero necessario stamparla? Quanti poi di essi se lo domandano quando sono loro a dover decidere se stampare o meno? Un atteggiamento più attento all’uso della funzione “fronte/retro” delle stampanti, una maggiore responsabilità nella scelta delle temperature di esercizio per riscaldamento d’inverno e condizionatori d’estate, la sensibilizzazione nella scelta e nell’uso dei mezzi di trasporto (a partire dagli ascensori, ove possibile), la programmazione degli orari di accensione delle macchinette del caffè e l’eliminazione delle stoviglie usa e getta a vantaggio della tazzina di ceramica e del bicchiere di vetro (che ciascuno poi sciacqua dopo l’uso), la predisposizioni di contenitori per differenziare i rifiuti, e così via con tutte quelle  cose che costituiscono un consumo più consapevole ed informato, possono aiutare a risparmiare le risorse del nostro pianeta.

Vediamo poi i comportamenti di consumo (e anche la scelta di prodotti) che possono cambiare l’impatto che il nostro lavoro  ha sulla natura; dove possibile risparmiando e dove non è possibile contenendo l’aggravio di spesa, sia per farci sentire più “a posto” con la  nostra coscienza ecologica, sia magari per comunicare ai nostri clienti presenti e potenziali una scelta che  comunque è degna di benemerenza.

  • La carta.
    Per quanto rispetto ad un tempo la situazione sia migliorata, meglio evitare la riciclata. Spesso richiede un esagerato consumo di cloro e di acqua per renderla comunque gradevole a sufficienza per l’utilizzo in ufficio, la carta “nuova” che useremo verrà comunque riciclata in seguito, per utilizzi dove non è così necessario che sia bianca ed elegante (scatole di cartone, elementi di archiviazione in cartone ricoperto, carta da pacco… Tutti quegli usi della carta in cui non ci sembra strano che la carta sia di colore avana). Piuttosto che la carta riciclata, dunque, meglio una carta di grammatura più bassa (ci sono carte da 70 grammi al mq di qualità molto elevata che superano in prestazioni altre carte da 80 grammi) che permette un minore consumo di cellulosa (minore taglio di alberi) un minore impatto nel trasporto e nello stoccaggio (la grammatura di una carta equivale al peso di circa 16 fogli A4, immaginate la differenza su un bancale – 240 risme – e poi su un camion pieno di bancali). Se volete sapere come scegliere una carta, l’ho spiegato in un altro articolo.
    Spesso la grammatura più bassa, per le stesse ragioni, permette anche un leggero risparmio.
  • L’archiviazione.
    Di frequente nei prodotti di archiviazione troviamo cartone riciclato, magari ricoperto con carta o con polipropilene. Il polipropilene (PPL, a volte chiamato anche “naturene” proprio per le sue caratteristiche di riciclabilità) è spesso riciclato e in genere interamente riciclabile. Vale lo stesso per il PVC. Solo che tutto andrebbe conferito differenziato cercando di separarne le componenti (meccanismo nei rottami, cartone nella carta e materie plastiche nelle materie plastiche  – un po’ di buona volontà ci vuole)
  • Le stampanti
    Sono dei veri disastri ecologici in ufficio, in particolare le stampanti laser. Sarebbe corretto (e anche la qualità dell’aria che respirate voi in ufficio ve ne renderà merito) coprire le griglie di uscita della ventilazione con filtri appositi: vederli annerire giorno per giorno vi farà ricordare quando quel nero lo respiravate voi (in ufficio “l’ambiente” è spesso l’ufficio stesso). Lo smaltimento corretto delle cartucce di toner esauste, oltre ad essere opportuno è ormai un obbligo di legge (e lo tratterò in un prossimo articolo).
  • Penne, marcatori, matite.
    Anche questi oggetti di plastica possono contenere plastiche riciclate e riciclabili. Scegliere uno dei prodotti che indicano questa caratteristica vuol dire mantenere elevata l’attenzione sull’argomento (anche se temperare una matita di cedro canadese prodotta in Italia è ben diverso che temperare una matita in resina prodotta a Taiwan).
  • Igiene e pulizia.
    Preferire prodotti concentrati (meglio se utilizzabili in quantità minore senza diluirli), e rendere agevole la differenziazione per i collaboratori (se gliela si rende agevole, si può anche sensibilizzarli sull’argomento). Preferire nei bagni asciugamani e carta igienica ottenuta da cellulosa riciclata (un marchio professionale ha una linea di prodotti riciclati dal tetrapack, che dovendo sostenere un liquido è fatto con cellulosa di ottima qualità, che peraltro non essendo sbiancati costano mediamente il 18% in meno).
  • Strumenti elettronici
    Preferire quelli ad alimentazione di rete e quando necessarie preferire le batterie ricaricabili a quelle “usa e getta”: le une e le altre, quando esauste, vanno smaltite correttamente.
    Alla fine del loro ciclo di vita, smaltirli correttamente attraverso operatori autorizzati.

Ok, ma in definitiva, perché mai sobbarcarsi questi impicci se il risparmio non è fondamentale e se non ho bisogno di certificazioni di rispetto dell’ambiente?

La domanda non è peregrina, ma la risposta è altrettanto sensata. Proprio l’aumentare della coscienza ecologica del pubblico, se rendiamo noto e facciamo comunicazione riguardo al nostro impegno ecologico, ci creerà benemerenza presso i clienti e sarà titolo di merito in un mercato, quale che sia il vostro, sempre più competitivo. Come? Per esempio sostituendo nella firma  delle email la nota sulla necessità di stampare con l’elenco dei passi effettuati (abbiamo iniziato ad usare evidenziatori riciclati/una carta più ecologica/il car-sharing per  spostarci in città); oppure tenendo in reception una cornice elettronica (di quelle in vendita a pochi euro che cambiano periodicamente la fotografia) per alternare immagini della natura a immagini contenenti il testo che descrive le vostre scelte green.

Ogni fornitore ha una o più linee di prodotti che sono considerati “ecologici”, rispettosi per l’ambiente. Potete farvi consigliare nella loro scelta.


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